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Perché il gioco (fine a se stesso) è fondamentale nei bambini e ancor di più nei bambini con disabilità.

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Il gioco, fine a se stesso, nei bambini è fondamentale. Nei bambini con disabilità, la spontaneità del gioco è spesso trascurata e questi bambini, invece di essere gli attori principali del loro sviluppo, sono molto spesso coinvolti nel gioco solo come mezzo attraverso il quale possono raggiungere obiettivi clinici e terapeutici. Molti progetti educativi e riabilitativi coinvolgono attività di gioco con obiettivi estrinseci come il recupero funzionale di impedimenti. I bambini non sono coinvolti per il piacere del gioco fine a se stesso. Queste attività sono quindi "simil-gioco" non esattamente attività di gioco.

Introducing LUDI: A research network on play for children with disabilities. Serenella Besio

Gran parte di questo articolo l'ho tradotta da un articolo di Kenneth R. Ginsbur uscito sulla rivista scientifica "Pediatics" del 2007 [1], qui la versione in lingua inglese.

Il gioco è essenziale allo sviluppo del bambino perché contribuisce al benessere cognitivo, fisico, sociale ed emotivo. Rappresenta inoltre un'opportunità eccezionale di coinvolgimento tra genitori e figli. Il gioco è così importante per lo sviluppo che è stato riconosciuto dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite come un diritto fondamentale per ogni bambino.

Nonostante i benefici che derivano dal gioco per entrambi, genitori e bambini, il tempo per il gioco libero, non strutturato, si è ridotto notevolmente.

Molti bambini crescono con uno stile di vite sempre più precipitoso e pressante che limita gli effetti positivi che si potrebbero ottenere dal gioco libero, guidato dal bambino e non da un adulto.

Benefici del gioco

Il gioco permette ai bambini di usare la loro creatività sviluppando l'immaginazione la destrezza e abilità fisiche, cognitive ed emotive.

E' attraverso il gioco che i bambini fin da molto piccoli sono coinvolti e interagiscono con il mondo attorno a loro. Il gioco permette ai bambini di creare ed esplorare un mondo che possono gestire, affrontare le loro paure mentre si immedesimano nel ruolo di adulti, in molti casi insieme ad altri bambini.

Il gioco non strutturato permette ai bambini di imparare a lavorare in gruppo, condividere, negoziare, risolvere conflitti e apprendere come auto-rappresentarsi.

Nonostante i numerosi effetti positivi del gioco per genitori e bambini, il tempo per il gioco libero (gestito dal bambino) è sempre più ridotto per ragioni di varia natura.

Tra le ragioni principali vi è il fatto che entrambi i genitori spesso lavorano, quindi i bambini o ragazzi sono sempre occupati in attività di formazione, potenziamento, corsi di vario tipo.

La riduzione del gioco libero è anche spiegata dall'aumento dei metodi di intrattenimento passivo (tv, computer, video giochi). In netto contrasto con i benefici di un gioco attivo, creativo ed ad un appropriato livello di attività organizzate, esiste un'ampia evidenza che l'intrattenimento passivo non è protettivo, anzi, ha effetti potenzialmente dannosi sullo sviluppo [Vedi sotto le Fonti 2, 3, 4, 5].

Questa tendenza alla riduzione dello spazio per il gioco libero avviene sia a casa, che nell'ambiente scolastico dove i momenti di gioco libero vengono sempre più sostituiti dall'apprendimento orientato al mondo accademico. Vi è un'attenzione sempre maggiore ai risultati, alle performance e alla competitività.

Spesso i genitori tendono a sovra-stimolare i propri bambini con qualsiasi opportunità, acquistare una serie di mezzi di potenziamento e assicurarsi che partecipino ad una grande varietà di attività. Cercando di proporre tutte le possibili attività di potenziamento e apprendimento i genitori perdono un'opportunità che ha un altissimo valore associato: il tempo speso con i loro figli senza far nulla in particolare. Un momento in cui si chiacchiera, si legge un libro, si prepara la cena, lavorando ad un hobby o ad un progetto o giocando ad uno sport assieme, oppure immersi in un gioco totalmente guidato dal bambino [1].

Un'altra ragione che impedisce il gioco fine a se stesso è la disabilità. Non necessariamente perché la disabilità stessa impedisca il gioco, ma perché l'adulto spesso ritiene il gioco solo come un mezzo per apprendere abilità, cioè il gioco solo ai fini della terapia. Si tralascia quindi l'aspetto principale e fondamentale del gioco, il piacere di giocare, in modo libero secondo i propri gusti o le volontà di quel momento. Quindi nei bambini con disabilità è ancora più ridotto il momento di gioco libero, non supervisionato, non diretto ad un fine definito dal genitore o dal terapista. I bambini con disabilità non giocano, si sente spesso la frase "quel gioco gli/le fa fare un bell'esercizio". Perché deve fare sempre un esercizio, una terapia, una sessione di apprendimento, di potenziamento?

Cosa fare quindi per favorire il gioco libero? In TUTTI i bambini

Qui di seguito riporto alcuni consigli che nell'articolo di Kenneth R. Ginsbur sono rivolti ai pediatri come suggerimenti da dare ai genitori [1].

  • Lasciare spazi di tempo ampi, non programmati e indipendenti (in sicurezza) per riflettere ed essere creativi. I genitori possono monitorare il gioco per questioni di sicurezza, tuttavia, una grande parte di gioco dovrebbe essere guidata dal bambino piuttosto che direzionata dall'adulto.
  • Stressare l'importanza del gioco attivo creativo e della lettura scoraggiando l'utilizzo di metodi di intrattenimento passivi (tv, video giochi).
  • Enfatizzare i benefici dei giochi con il puro fine del gioco, giochi che richiedono appieno l'immaginazione rispetto a giochi passivi che limitano l'utilizzo dell'immaginazione. Lasciare che sia il bambino a guidare il gioco e non imporre fini esterni (terapia).
  • Favorire la lettura, fatta dai bambini da soli o insieme ai genitori, fin da piccoli.

Fonti

Per approfondimenti sull'argomento potete consultare le seguenti risorse. Molte delle fonti non sono accessibili in modo completo se non a pagamento, se avete interesse ad avere l'articolo completo scrivetemi: info@giocabilita.it

1. The Importance of Play in Promoting Healthy Child Development and Maintaining Strong Parent-Child Bonds. Pediatrics. 2007 Vai alla pagina
2. BMI from 3–6 years of age is predicted by TV viewing and physical activity, not diet. Int J Obes (London). 2005 Vai alla pagina
3. The influence of violent media on children and adolescents: a public health approach. Lancet. 2005 Vai alla pagina
4. Children, adolescents, and the media: issues and solutions. Pediatrics. 1999 Vai alla pagina
5. Children’s television viewing and cognitive outcomes: a longitudinal analysis of national data. Arch Pediatr Adolesc Med. 2005 Vai alla pagina

Il testo è protetto da licenza Creative Commons
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