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Un giorno chiesi a mio figlio tornando dall'asilo: "Come si chiama la tua compagna che ti ha regalato il disegno?". Mio figlio: "Chi? Quella con il vestito rosso?". Io, pensandoci un attimo: "Sì esatto, lei, come si chiama?"
Ti starai chiedendo, cosa c'è di strano in questa conversazione? Nulla, solo un particolare, la bimba in questione camminava con un deambulatore.
Nella nostra società praticamente chiunque (adulto) avrebbe identificato la bambina facendo riferimento all'ausilio che stava utilizzando e non sulla base del colore del vestito...
Questo aneddoto è importante per capire cosa significa il concetto di inclusione, che viene spesso rappresentato con un'immagine come quella che vedi sopra nel post. Nell'immagine si utilizzano pallini colorati ed insiemi per spiegare la differenza tra i concetti di esclusione, segregazione, integrazione e inclusione.
Una nota linguistica: nella lingua italiana integrazione ed inclusione hanno significati molto simili, la differenza deriva più dal significato che hanno in inglese le parole "inclusion" e "integration", che differiscono per un dettaglio apparentemente piccolo ma molto importante. Per semplicità, quindi, assoceremo alle parole il significato rappresentato nell'immagine, così come ti spieghiamo qui di seguito.
Nell'esempio presente nell'immmagine ci sono vari pallini colorati diversamente ed il colore è la caratteristica che permette di raggruppare i pallini in base al concetto che vuole essere spiegato:
Fin qui, sembra tutto ok. Tuttavia, questo gioco funziona solo con un'assunzione iniziale implicita: il colore dei pallini è un criterio ovvio per la discriminazione dei pallini in gruppi.
Se vogliamo utilizzare questo schema per comprendere il concetto di inclusione in sistemi più complessi, ad esempio l'inclusione tra gli esseri umani, ecco che può sorgere un problema. Nel caso dei pallini è stato semplice scegliere il colore come criterio di classificazione, ma ti chiedo: con gli esseri umani esiste un criterio di classificazione?
La disabilità viene vista dai più come un criterio ovvio per distinguere e quindi escludere/includere (quando si parla di inclusione il presupposto è l'esclusione).
Ti faccio un esempio per capirci meglio... non preoccuparti NON c'è da fare conti: dividi in due (e solo due) gruppi i seguenti pallini
Probabilmente avrai diviso come in figura A qui sotto, cioè in base al colore. Ho indovinato? Si può però anche dividere in base al fatto che i numeri siano pari o dispari (figura B) oppure in base alla divisibilità per 3 (figura C), o in qualsiasi altro modo ti venga in mente. Quale delle suddivisioni è giusta? Nessuna o tutte. Dipende dal contesto e dall'obiettivo.
Aver compreso il termine inclusione, secondo me, significa aver intuito che la scelta del criterio che si utilizza per raggruppare le persone dipende dall'epoca in cui si vive, dalla cultura e dall'esperienza personale. E che non è detto che quel criterio sia giusto ed universale.
Tornando ai nostri pallini colorati della figura iniziale: e se ora decidessimo di lasciar perdere il loro colore e decidessimo di vederli per quel che sono: pallini. In questo caso verrebbe automatico metterli tutti in uno stesso insieme! O in altre parole, ma ora hai capito dove voglio arrivare, e se smettessimo di dividere tra persone con disabilità e senza disabilità ma iniziassimo a considerare tutti per quel che sono: PERSONE che hanno gli stessi bisogni e gli stessi diritti.
Dividere le persone in base a qualche criterio è comodo, è più facile da gestire. Un esempio: nella nostra scuola le persone con ridotta capacità motoria entrano dalla rampa posta sul retro della scuola. La scuola garantisce il diritto a tutti i bambini di entrare in classe, i bambini con disabilità motoria però entrano dal retro. Questa è integrazione.
Modificare l'ingresso principale sostituendo lo scalino con una rampa renderebbe l'accesso possibile in egual misura a tutti i bambini. Questa sarebbe inclusione. Come vedi l'inclusione richiede uno sforzo in più, a volte può essere una modifica archiettonica o un cambiamento di mentalità.
Se ti piace la matematica, si può vedere il concetto di inclusione da un punto di vista logico-matematico:
Partiamo da un insieme di punti A={x1, x2, x3, ..., xN} e altri punti y1, y2, y3... non appartenenti ad A e non appartenenti ad un altro insieme.
Quindi anche dal punto di vista matematico, si ricava un risultato interessante: l'inclusione è l'unico caso che comporta la creazione di un nuovo insieme.
La inviamo circa una volta al mese e di solito contiene novità (giochi, progetti, iniziative) o estratti di articoli dal nostro blog.
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