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Al parco giochi: Una bimba si avvicina, indica la sedia a rotelle di M. e mi chiede: “Cosa è?”. Le dico che M. non cammina ma grazie alla seggiolina può spostarsi velocemente da sola, nello stesso modo con cui G. si sposta con la bici. La bimba è soddisfatta della risposta, non fa una piega (ed in effetti, perché dovrebbe?) e si mette a raccontarmi del suo gioco preferito. Suo papà arriva un po’ imbarazzato e le dice di non fare domande. Gli dico di non preoccuparsi, anzi, è giusto chiedere quel che non si sa ma lui se ne va, non molto convinto. Forse anche io se la vita fosse andata diversamente mi sarei comportata come lui. Ecco, sarebbe anche ora di non doversi trovare dall’altra parte per imparare ad interagire con le persone.
Diciamocelo francamente: chi non ha mai avuto contatti diretti con la disabilità spesso si trova a disagio (parola forte e fastidiosa, lo sappiamo) quando incontra una persona con disabilità. Perché? I motivi possono essere vari: dalla cattiveria (non risolvibile con un articolo di blog) all’ignoranza, nel senso letterale del termine “dal latino ignorantia: l’ignorare determinate cose, per non essersene mai occupato o per non averne avuto notizia”. Ignoriamo che un bambino con disabilità motoria non ha per forza anche una disabilità mentale. Ignoriamo che i bambini con disordine di processamento sensoriale rielaborano le informazioni provenienti dai sensi in modo diverso dal nostro e forse quel bambino che urlava al supermercato non è maleducato ma ha avuto un sovraccarico sensoriale dovuto alle luci e ai rumori molto forti. Ignoriamo che chi non usa la voce per comunicare può utilizzare altri metodi come i segni o le immagini. La lista è lunga ma il punto è che quel che non conosciamo ci fa paura. Per fortuna in questo caso la soluzione è anche abbastanza banale: la conoscenza è il miglior modo per diminuire la distanza tra le persone.
La bambina al parco giochi è stata fantastica: ha fatto una domanda! Smettiamola di nasconderci dietro un “non si chiede, andiamo via” che crea solo confusione nei bambini. Iniziamo a parlare ai nostri bambini di disabilità con la stessa naturalezza che usiamo per parlare di altre cose. Visto che spesso ci è stato chiesto qualche suggerimento su come spiegare la disabilità ai bambini eccoti alcune informazioni che ti potranno essere utili per affrontare l’argomento.
La disabilità può essere presente dalla nascita o essere una conseguenza di un incidente o una malattia ma non è una malattia e non è contagiosa! Se vi trovate in difficoltà nello scegliere le parole per spiegare la disabilità ai bambini semplificate ma utilizzate sempre un linguaggio corretto. Evitate parole come “malattia” o espressioni come "ha qualcosa di sbagliato" o "anormale", che si contrappongono come significato alle parole “giusto” e “normale”. Per lo stesso motivo, evitate paragoni tra bambini utilizzando la parola “normale” per identificare i bambini non disabili. Può essere che i bambini utilizzino queste espressioni per farvi domande perché è il linguaggio che conoscono: voi rispondete ai loro dubbi col linguaggio corretto e vedrete che lo impareranno anche loro.
Vale la regola della nonna: usa un linguaggio semplice e rispettoso. Non credo esista una regola della nonna ma son sicura che la mia avrebbe approvato!
I bambini sono curiosi di natura, fanno un sacco di domande. Rispondigli. Sempre. Ovviamente usa con un linguaggio adatto alla loro età A volte la risposta potrebbe essere “non lo so”. Se ti colgono impreparato (e ti assicuro che lo faranno!) e non sai cosa rispondere non preoccuparti e chiedi direttamente ai genitori del bambino con disabilità! A noi fa piacere ricevere domande quando vediamo che sono fatte per includere M. (la nostra rockstar con la seggiolina di cui vi abbiamo accennato all’inizio).
Se siete arrivati fino a qui, sopravvissuti a tutto questo testo ora ho una brutta notizia: i bambini imparano più dalle esperienze e dall’ambiente in cui sono immersi che non da grandi discorsi arzigogolosi. Crea, dove possibile, un ambiente inclusivo in casa tua. Basta poco, sai? Aggiungi alla libreria dei libri scritti non solo con testo ma anche con simboli, impara per gioco le lettere dell’alfabeto Braille e scrivi un messaggio segreto ad un amico, guarda un video con la lingua dei segni, guarda un cartone animato con personaggi con disabilità integrati coi loro amici. Questi sono solo alcuni esempi da cui prendere spunto: l'idea è quella di creare anche in casa un ambiente che sia rappresentativo delle diversità presenti nella società.
Rivolgiti direttamente al bambino con disabilità, non ai genitori o all’accompagnatore: non avere paura ad interagire con lui, anche se ti sembra che non ti ascolti o non ti possa capire. Dimostragli che ti sei accorto della sua presenza. Parlagli, coinvolgilo, comportati come faresti con qualsiasi altro bambino: se ci sono due bambini fai baucettete ad entrambi. Al bisogno, saranno i genitori ad intervenire e aiutarti (ma sappi che anche loro saranno molto felici di vederti interagire direttamente col loro figlio).
Hai altri punti che vorresti vedere discussi in questa mini guida? Scrivici e discutiamone!
Vuoi aggiungere giochi o libri così da rendere inclusivo il tuo set di giochi? Contattaci e vedremo di aiutarti a scegliere quelli più adatti alle tue esigenze!
La inviamo circa una volta al mese e di solito contiene novità (giochi, progetti, iniziative) o estratti di articoli dal nostro blog.
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