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Quando un prodotto di successo, usato da milioni di persone, nasce dall'incontro tra design e disabilità.

Card image cap

Tradizionalmente il concetto di "design" viene spesso associato ad un elemento solamente estetico, una parte finale del processo di sviluppo di un oggetto. O persino un qualcosa in più, non fondamentale. Cito Steve Jobs qui, anche se, ci tengo a dirlo, non ho mai avuto un iphone :), perché fornisce una spiegazione ben chiara del ruolo del design:

Most people make the mistake of thinking design is what it looks like. That’s not what we think design is. It's not just what it looks like and feels like. Design is how it works. (Molte persone fanno l'errore di considerare che il design è solo l'aspetto del prodotto. Il design non è questo. Non è solo come ti appare o percepisci un oggetto, il design è come funziona.)

Steve jobs

Il design è parte dello sviluppo di un oggetto sin dalle fasi iniziali di progettazione in quanto influenza la funzionalità stessa dell'oggetto. Chiarisco con un esempio. Nella progettazione di un telefono cellulare, una delle caratteristiche che deve essere scelta nella fase iniziale di progettazione è la presenza o meno della tastierino fisico (alla Blackberry per capirci). La scelta tra solo touch-screen o touch-screen e tastierino ha un impatto sulla componente estetica (design minimale vs vintage) ma anche sulla funzionalità, sulla componentistica e quindi sul costo. Anche l'usabilità è molto diversa se una tastiera fisica è presente o meno.

La discrezione

Quando si pensa ad un ausilio o ad un sussidio terapeutico utilizzato da persone disabili, tradizionalmente il design medicale è ciò che viene in mente. Nel design medicale, la priorità è quella di sviluppare un ausilio con lo scopo di ripristinare l'abilità con la massima discrezione, cioè cercando di attrarre meno attenzione possibile. Un esempio tipico sono gli amplificatori acustici di colore rosa per mimetizzarsi con l'orecchio. Piuttosto che fornirne un'immagine positiva, l'approccio quindi è stato quello nascondere la disabilità, come se la disabilità fosse qualcosa di cui vergognarsi [1].

L'invisibilità è qualcosa di ben definibile e attraverso il progresso tecnologico e le innovazioni cliniche potrebbe anche essere raggiunta in alcuni casi, tuttavia, risulta difficile creare un'immagine positiva della disabilità solo basandosi su questa prospettiva.

La moda

La moda è un fenomeno sociale che consiste nell'affermazione di modelli estetici e comportamentali (stili, gusti e forme espressive) in un particolare periodo di tempo. Riguarda essenzialmente la creazione e proiezione di un'immagine, mi spiego, prendiamo la moda nell'ambito dei vestiti: qualunque sia il tuo stile, vestendo in quello stile ti fa sentire a tuo agio e fa apparire una data immagine di te agli altri. Questo vale in moltissimi ambiti dove il concetto di moda può essere applicato: auto, telefonini, borse ecc.

In rare occasioni i termini moda e disabilità sono menzionati nella stessa frase. Esiste però un caso esemplare di un prodotto che affronta la disabilità senza alcuna stigmatizzazione sociale collegata, anzi, al contrario, è un prodotto in cui disabilità e moda si sovrappongono completamente. Un italiano su 30 utilizza questo ausilio sempre e probabilmente anche te che leggi ne hai bisogno:

Gli occhiali

Gli occhiali sono l'esempio perfetto in cui il design ha permesso di ridurre o eliminare qualsiasi stigma associato con una disabilità e questo non è stato raggiunto tramite l'invisibilità, ma esclusivamente attraverso una combinazione tra la funzionalità e lo stile estetico. Il fatto che l'ipovisione moderata non sia considerata una disabilità, è ritenuto un segno del successo degli occhiali. Ma non è sempre stato così: nel 1930 in Gran Bretagna, il National Health Service (l'equivalente del servizio sanitario nazionale Italiano) classificava gli occhiali come dispositivi medici e chi li portava come pazienti. A quel tempo, gli occhiali erano considerato causa di umiliazione sociale, tuttavia era stabilito che "that medical products should not be styled"[2] ovvero quei dispositivi medici non potevano essere progettati con uno stile diverso da quello definito dal servizio sanitario.

Negli anni 70, il Governo Britannico si rese conto dell'importanza dell'estetica degli occhiali ma manteneva un suo modello "medico" per limitare la domanda. Nel frattempo, alcuni produttori offrivano occhiali con uno stile accattivante, fashion, a coloro che potevano permetterseli. Di recente, nel 1991, l'ufficio stampa dedicato al settore del design dichiara gli occhiali come oggetti di stile.

Oggi, occhiali fashion possono essere trovati in negozio di occhiali qualsiasi. Relativamente ad alcune marche, il 20% degli occhiali sono acquistati senza lenti correttive [2].

Qual è la lezione imparata da questo fatto? Ci sono varie implicazioni, in particolare in relazione alla diffusa percezione che la priorità ultima del design di prodotti per persone disabili sia la discrezione. Il tentativo di mimetizzare non sempre è l'approccio migliore ed esiste un problema che sottostà il concetto di invisibilità: una mancanza di fiducia in se stessi che può comunicare il vergognarsi della propria condizione.

Questa trasformazione da ausili medici a oggetti di design è ben evidenziata nella lingua inglese dove al termine occhiali originario "spectacles" o "eyeglasses" si è aggiunto il termine "eyewear" ovvero, gli occhiali non si usano ma si indossano, esattamente come un vestito. Significativo il fatto che gli occhiali coesistono con le lenti a contatto che offrono completa invisibilità.

Un'altra considerazione che si può derivare è il fatto che la mediocrità deve essere evitata nel design di prodotti disabilità. La mediocrità, invece che rimuovere barriere, potrebbe causare un'ulteriore stigmatizzazione delle persone e quindi minare il principale obiettivo, l'inclusione sociale. Questo perché un design inclusivo ma mediocre può attrarre solo persone che sono attualmente escluse. E se così, diventerebbe design per bisogni speciali per definizione.

Lo sviluppo degli apparecchi acustici si sta muovendo in questa direzione ma non è stato ancora raggiunto lo stadio degli occhiali, per via di barriere culturali ancora esistenti. Ancora più difficile è il caso di protesi e altri prodotti per la disabilità che hanno bisogno di prendere ispirazione dall'esempio degli occhiali. Un design più confidente ed esperto può supportare un'immagine più positiva della disabilità. E' necessario attrarre designer fashion a collaborare al design di prodotti per persone con disabilità, e riversare la loro prospettiva nella pratica e cultura del design inclusivo.

Un'ultima considerazione, il termine design inclusivo implica che esiste una categoria è esclusa che deve essere inclusa. Nel momento in cui questa categoria viene inclusa, l'aggettivo inclusivo non sarà più necessario. Esattamente come è successo nel caso degli occhiali dove è partito come design inclusivo (anche se all'epoca questo termine non era utilizzato) ed è arrivato ad essere semplicemente design.

Fonti

1. Pullin, G. (2009). Design meets disability. (MIT, Ed.). Cambridge, Massachussets: MIT Press books.
2. Joanna Lewis, “Vision for Britain: the NHS, the Optical Industry, and Spectacle Design, 1946-1986” (MA dissertation, Royal College of Art, 2001)

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